Wine&Food: cosa cambia e cosa resta nello scenario post pandemia

Wine&Food: cosa cambia e cosa resta nello scenario post pandemia

Se ne è discusso ieri a Milano al primo “Wine & Food Summit” organizzato da Pambianco.

In una Milano che morde il freno e che ha voglia di ricominciare a vivere, ieri si è tenuto il primo “Wine & Food Summit” organizzato da Pambianco, a Palazzo Mezzanotte, cuore della finanza italiana.

Un’istantanea del comparto in cui grandi aziende, mondo della ristorazione e del retail si sono confrontati per cercare di dare risposte rispetto al nuovo contesto economico e sociale in cui si trovano a competere.

Di fronte ad un panel di relatori di tutto rispetto – Gruppo Lunelli, Italian Wine Brands, Prosit, Santa Margherita Gruppo Vinicolo, Sanpellegrino, xtraWine, Tannico, Masi Agricola, Sector Lead CPG, Pharma, Retail Facebook Italia, Cirfoodretail, Gruppo La Piadineria, Bertani Domains, Gruppo Langosteria – tre sono stati gli elementi che hanno accomunato la visione dei presenti e cioè:

  • la necessità di spingere sulle aggregazioni da parte dei grandi gruppi;
  • la necessità di capire meglio e più velocemente i consumatori in un rapporto di vendita, complice l’e-commerce negli ultimi 18 mesi, sempre più b2c;
  • la necessità di contaminazione di competenze a livello manageriale all’interno dei big del comparto.

A corollario, la crescita esponenziale del digitale ha rappresentato la naturale evoluzione di un percorso che era già in atto e che di fatto è stato solo accelerato dalla pandemia.

«Quanto è accaduto nel 2020, pandemia a parte – ha evidenziato Beniamino Garofalo, CEO Santa Margherita Gruppo Vinicolo – era già in corso a livello strutturale. Siamo passati da una cultura b2b ad una b2c. Noi abbiamo guardato al digitale non come ad un mezzo per tamponare quanto semmai per raccontare meglio la nostra storia attraverso contenuti».

Ciò che è radicalmente mutato è la percezione dei consumatori nei confronti del digitale e degli acquisti on line. «Inizialmente – ha evidenziato Alessandro Pazienza, CEO di xtraWine – si guardava all’on line per comprare vino economico; nella fase successiva gli utenti hanno iniziato a cercare i servizi ed infine, oggi, si cercano i contenuti».

E in un momento in cui tutti si chiedono cosa ha cambiato il covid, vale la pena secondo Sergio Dagnino, CEO di Prosit, domandarsi anche cosa il covid non è riuscito a cambiare ad iniziare «dall’appeal pazzesco che il nostro paese è riuscito a mantenere nonostante nel 2020 venisse rappresentato dalla stampa internazionale come l’untore».

Innovazione e sostenibilità restano poi i cardini condivisi dello sviluppo industriale come per Sanpellegrino che ha recentemente lanciato negli USA, con enorme successo, “Sanpellegrino Essenza” prima acqua aromatizzata, a fronte di un ampliamento della fabbrica e l’introduzione di due nuove linee 100% sostenibili.

Sul tavolo resta tra tutte la sfida dimensionale delle aziende italiane, tema delicato quanto complesso. «Ci sono aziende vitivinicole a dimensione familiare – ha evidenziato Ettore Nicoletto, Presidente e CEO di Bertani Domains – che sono delle vere eccellenze. Spesso però sono disorganizzate e molte volte capita che non sono in grado di gestire il passaggio generazionale».

Chiaro, quanto emerso ieri è una “visione di parte”, cioè il punto di vista dei big e delle aziende quotate rispetto allo scenario attuale. Sappiamo tuttavia che gran parte del successo del Made in Italy, riconosciuto e desiderato a livello mondiale, è il frutto del lavoro di migliaia di piccole e medie aziende, radicate sul territorio, che hanno costituito, e costituiscono, la spina dorsale del nostro paese. Un insieme di storie, competenze, capacità, visione, insomma che nella dimensione del “medio-piccolo” hanno potuto esprimere eccellenze ineguagliabili. L’anima stessa di quelle aziende è intrecciata a filo doppio con la loro specifica dimensione e se quest’ultima venisse improvvisamente a mancare, probabilmente smetterebbe di esistere anche la prima.